inquadramento economico

del settore produttivo

Il panorama europeo

L’industria tessile rappresenta uno dei più lunghi e complicati processi produttivi dell’industria manifatturiera. E’ un settore eterogeneo, dominato da piccole e medie imprese. Tale settore riveste una significativa importanza all’interno del panorama economico europeo: infatti considerando le aziende manifatturiere in attività nell’anno 2014, il tessile rappresenta (dati EURATEX 2015): o Il 3,4% del fatturato EU; o Il 3,8% del valore aggiunto; o Il 6,9% dell’impiego nel settore industriale. Le attività dell’industria tessile sono distribuite in tutta Europa ma sono principalmente concentrate in 5 Paesi che insieme rappresentano l’80% dell’industria tessile europea: Italia, leader produttore europeo, Germania, Inghilterra, Francia e Spagna.


Il panorama italiano

L’Industria Tessile italiana è caratterizzata da una netta predominanza di imprese di piccole e piccolissime dimensioni, molte delle quali sono a conduzione “famigliare”. Una struttura così parcellizzata rende molto difficile ottenere dati statistici o economici aggregati precisi. In generale sul territorio italiano è ben rappresentata tutta la catena produttiva anche se, a causa del forte incremento della competizione relativa ai prodotti provenienti dai Paesi in via d’industrializzazione, si sta assistendo ad una sempre più massiccia delocalizzazione verso aree a basso costo del lavoro di alcune fasi della catena produttiva, in particolare la confezione ma anche alcune fasi manifatturiere come la filatura e la tessitura.

A questo fenomeno di delocalizzazione di parte del ciclo produttivo si associa la flessione negativa della produzione italiana, dovuta all’improvvisa e massiccia concorrenza di Paesi emergenti, in particolar modo la Cina. Questo Stato, pur costituendo potenzialmente un mercato di accesso di grande interesse per i nostri prodotti, rappresenta anche una continua minaccia a causa della concorrenza basata su condizioni interne (costo del lavoro, protezioni sociali, standard ambientali, discrezionalità politiche, dumping valutario) tali da avvantaggiarla nettamente rispetto agli altri competitori. La situazione si aggrava considerando che molte aziende cinesi operano sui mercati di esportazione mediante il massiccio ricorso a pratiche scorrette ed illegali, tra cui la sistematica attività di contraffazione dei prodotti dei Paesi concorrenti, in particolare quelli italiani. L’Italia è stata comunque in grado di mantenere una certa supremazia in campo internazionale attraverso il raggiungimento di un estremo livello di specializzazione e di servizio al cliente, sviluppando strategie operative di "quick response" e di "just-in-time" per rispondere in tempi ristretti alle esigenze espresse dal mercato.
Come importanza, l’Italia è il primo Paese produttore a livello europeo, seguito da Germania, Gran Bretagna, Francia e Spagna. Il settore Tessile/Abbigliamento italiano ha archiviato il 2013 con un fatturato complessivo di 43,15 mld, in calo del 6% rispetto al 2012 e la situazione non è migliorata negli anni successivi. Questo risultato si è prodotto come sintesi di un contributo ancora pesantemente negativo del commercio con l’estero, ulteriormente aggravato da una domanda interna riflessiva, che ha caratterizzato gli ultimi anni. La flessione dell’attività non trova riscontri nella storia recente del comparto Tessile/Abbigliamento/Moda Made in Italy.
Nel 2013, fra i maggiori mercati di destinazione, si segnalano le flessioni superiori al 14% nei flussi diretti in Germania, che si è comunque confermata come primo mercato di sbocco per il Tessile/Abbigliamento Made in Italy. Sempre in ambito U.E., cali delle esportazioni hanno interessato anche il mercato francese (-5,3%) e quello britannico (-14,6%); solo dal mercato spagnolo, quarto sbocco commerciale estero per il T/A italiano, sono venuti segnali di una sostanziale tenuta (-0,6%). Fuori dalla U.E., le esportazioni dirette negli USA (terzo mercato estero per importanza) hanno accusato una flessione, espressa in euro, superiore al 10%. Se misurata in dollari, tuttavia, la performance della moda italiana negli Stati Uniti cambia di segno e mostra un incremento prossimo al 9%, a segnalare, da un lato la capacità dell’offerta italiana di cogliere i benefici della ripresa dei consumi americani, e, dall’altro, che questo risultato positivo si è potuto ottenere solo al “prezzo” di notevoli sacrifici sui margini unitari (in euro). Positive infine le notizie provenienti dal mercato russo che, pur non mostrando più i tumultuosi tassi di crescita del recente passato, ha continuato a svilupparsi ad un ritmo prossimo al 3%, divenendo il decimo maggior sbocco commerciale estero per l’industria italiana. Sul fronte delle importazioni, nonostante la stagnazione del mercato interno, si è assistito ad una sostanziale stabilizzazione dei flussi (-0,5%) che hanno soddisfatto quasi il 46% della domanda interna. In questo contesto, tuttavia, le importazioni provenienti dalla Cina hanno comunque continuato a svilupparsi a ritmi elevati (+20%), sottraendo quote ad altri tradizionali fornitori del mercato italiano.
Anche negli anni 2014 e 2015, il quadro congiunturale per il settore tessile non ha mostrato evidenti segni di miglioramento e si è registrato un decremento sia nelle esportazioni sia nelle importazioni, a cui si è aggiunta una domanda interna con segno ancora negativo.
Sebbene l’Industria Tessile sia largamente diffusa nel Paese, a causa di motivazioni storiche, sociali ed economiche, le imprese sono per la maggiore parte concentrate in distretti ben definiti.

error: Il contenuto di questo sito è protetto !!! Chiedici informazioni